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Società

Di Komivi Sowanou, imbianchino e pittore, e della Felicità

Sorride sempre Komiwi e dice sempre, sorridendo, "la vita è difficile, eh". Non so perchè è qua, non chiedo mai cause, viaggi, affetti lasciati indietro. Ho paura di toccare ferite scoperte. Sono conoscenze che si spalancano all'improvviso nel discorso o quando i richiedenti asilo che frequento lo desiderano. "Cos'è questa?" "Una radiografia di un osso fratturato" "Anche a me l'hanno fatta, ma mi hanno detto che è pericoloso togliere i proiettili" "Quando?" "In Libia." "È un mio grande amico, ci siamo imbarcati insieme" "Dove?" "A Sabratha." "Quanto hai potuto parlare in commissione?" "Due ore. Ho raccontato tutto. Proprio tutto. Ma a te no, cara, non voglio rattristarti." Komivi appartiene a questo mondo della Residenza Fersina, modo elegante di definire una caserma in cui sono ospitati/custoditi circa 300 richiedenti asilo, maschi, adulti. Di lui so che impazzisce per il riso e non gli piace la pizza, che si strafoga di kebab e di patatine, che si dedica con impegno a qualunque lavoro e ascolta paziente anche i consigli più ovvi. Che ti aiuta quando hai bisogno senza doverglielo chiedere, che trova strano il fatto che non abbiamo o vogliamo figli o che viviamo soli isolati nelle nostre case. "L'Europa è così, eh". Che parla a lungo al telefono con quello che chiama 'il suo amore', la figlioletta lontana.

L'abbiamo conosciuto col primo Open Lab Art tenuto da alcuni artisti al campo, l'abbiamo visto decorare con murales sia la Residenza Fersina sia Casa Maurizio, il dormitorio per senza dimora aperto nel dicembre 2017. Per la Giornata mondiale del Rifugiato tenuta a Trento lunedì 25 giugno in concomitanza con le Feste vigiliane, Il Gioco degli Specchi ha messo in mostra il suo ultimo lavoro: 54 sedie dipinte che hanno illuminato coi loro colori piazza Adamo d'Arogno, prima creando una barriera poi allargandosi in cerchi e in spirali per invitare le persone ad ammirarle, a sedersi, parlare e ascoltare.

Maria Serena Tait conduceva il suo gruppo di lettori con brevi testi sul tema della Felicità. Pace ricchezza conoscenza denaro.., appagati i bisogni primari, ognuno di noi ha il suo sogno da realizzare per essere felice. Non ha purtroppo potuto raggiungerci Wolftraud Schreiber de Concini, ideatrice dell'iniziativa La sedia ospitale, già realizzata a Pergine l'anno scorso e che merita ampia diffusione. È stato dunque Komivi l'ospite principale. "Dipingo perchè mi piace, mi piace tanto..." La sua Felicità? un lavoro. Attualmente Komivi ha firmato un patto di collaborazione con il servizio Beni comuni della città ed ha ripulito e decorato una pensilina della fermata di un autobus. 

 Ora, sempre con il servizio comunale e in accordo con Il Gioco degli Specchi, dà vita alla muraglia grigia all'ingresso della nuova sede dell'associazione, in via degli Olmi 24. (altre foto dei suoi lavori qui)

 

Davanti al sorriso e ai colori di Komivi, guardando il vuoto e la solitudine, la paura e la rabbia di molti concittadini, mi torna in mente una poesia letta tanti anni fa. Abderkader Daghmoumi ci invita a crearci la Felicità di stare insieme.

LA BALLATA DI RIVA

Noi siamo i figli della sabbia,

del sole e dei fiori,

siamo i figli del mare.

Siamo venuti dai campi e dalle grandi città.

Noi ragazzi dai mille sogni spezzati,

infranti e traditi,

col cuore tenero e con gli occhi asciutti e bruni;

noi dalla chioma color pece,

siamo venuti a ballare nelle vostre piazze luminose,

nelle vostre case.

Siamo venuti a ballare per i vostri occhi

stanchi e immobili come specchi.

Siamo i bambini nati da gocce d’acqua di fiume in

secca

che fino a ieri scorreva lento.

Siamo spighe di grano piene e forti

siamo venuti a cantarvi le nostre canzoni d’amore,

canzoni dolci come mandorle e miele.

Le canteremo ad alta voce

finché toccheremo i vostri cuori

per poi cantarle piano, piano,

assieme, nelle vostre case,

nelle vostre piazze,

nelle vostre città.

Abdelkader Daghmoumi (Marocco) da Le voci dell’arcobaleno, a cura di A. Ramberti-R. Sangiorgi TerrEmerse, Fara editore, Santarcangelo di Romagna, 1995