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Una discussa campagna pubblicitaria

Una discussa campagna pubblicitaria

I cartelloni del progetto “Conosci-mi” sono complessi

Vogliono allontanarsi dai luoghi comuni, ma ci ricadono

di Manuel Beozzo

L'azione di cartellonistica del progetto “Conosci-mi” è stata, dal punto di vista “pubblicitario”, certamente un successo: ne hanno scritto i giornali, se ne è molto letto sui social network ed ha scomodato perfino alcuni politici locali, indignati dall'uso, da parte di un'istituzione pubblica, di fondi pubblici per il suo finanziamento.

Per chi non avesse avuto modo di leggere qualcosa a riguardo né di vedere i cartelloni appesi in vari punti delle città di Trento (e nei Comuni sedi delle Comunità di Valle), mi sto riferendo alla campagna di sensibilizzazione realizzata dal Cinformi.

 

Come altri hanno già fatto, anch'io, in merito, mi improvviserò esperto di comunicazione per analizzare la campagna in questione.

Guardando rapidamente i cartelloni è lecito chiedersi chi sia stato quel disgraziato che ha imbrattato le facce dei protagonisti delle “pubblicità”. Non è certo cosa nuova che cartelloni pubblicitari contenenti visi vengano trasformati in improbabili personaggi storici, spaventosi pirati o semplicemente deturpati. Il civico cittadino filantropo si sarà quindi doppiamente arrabbiato nel vedere che le facce deturpate erano quelle di persone che dai lineamenti facevano chiaramente capire trattarsi di stranieri: non quindi una semplice ragazzata ma un chiaro messaggio anti-immigrati.

 

Ad un secondo sguardo si presta attenzione alle varie scritte (grandi, piccole e in diversi colori). A questo punto o ci si prende del tempo e si decide di leggerle oppure si passa oltre. Le due frasi principali vogliono essere una, la prima in nero, una sorta di frase da bar a banale supporto di tesi contro l'immigrazione; l'altra, quella in rosso, vuole essere una sorta di breve risposta razionale, confermata da dati statistici e ricerche, alla frase in nero. Sul fondo, in piccolo, si possono leggere le ragioni scientifico-statistiche che stanno a supporto della frase in rosso.  Al di là del tempo, è necessario capire la struttura, a mio avviso non immediata, del cartellone.

 

Ciò mi porta a riflettere su un ulteriore, ma non meno importante, punto: a chi sono indirizzati questi cartelloni? Certamente non al cittadino che non vede negli immigrati (siano essi comunitari o meno) un potenziale rischio personale e/o lavorativo. Il cittadino che vede nello straniero un potenziale rischio difficilmente cambia il proprio punto di vista a seguito di campagne di sensibilizzazione (anche se il tentativo può comunque valerne la pena). Inoltre chi ha un problema con l’immigrazione tendenzialmente ha difficoltà ad accettare il “diverso” per colore della pelle, per religione, per aspetti culturali; in questo senso l’essere o non essere comunitario non ha alcun significato.

 

Rimane quindi il cittadino incerto, al quale dopo essersi preso la briga di analizzare l'intero cartellone può però sorgergli un dubbio. Prendendo ad esempio il cartello che richiama una presunta invasione di immigrati, leggere che un residente su dieci è di origine straniera è da considerarsi una informazione tranquillizzante o allarmante? Ed ancora, se l'intento della campagna è quello di evidenziare gli aspetti positivi dell'immigrazione, perché farlo basandosi sul voler, presumo, mettere in risalto il relativo basso numero di stranieri presenti in Trentino? Arriviamo così alla fine del cartellone: “non sono cattivi li disegniamo così”: una frase che addossa a tutti la colpa del pregiudizio. Quando ho letto la frase ho avuto quasi la necessità di dire dentro di me: beh io no!

 

Il rischio delle campagne di sensibilizzazioni, tra cui a mio avviso includo la parte della cartellonistica del progetto “Conosci-mi”, è l'autoreferenzialità, ovvero fare un'azione non per il bene dell'interessato ma per il proprio. Fermo restando che l'informazione ha un ruolo di centrale importanza per eliminare falsi luoghi comuni ed ignoranza - causa di odio e creazione di capri espiatori – ho avuto l’impressione che lo scopo centrale dell'azione cartellonistica fosse quello di una parte della politica trentina di auto-proclamarsi difensore a spada tratta degli stranieri.  La stessa politica che però tende a scordare che anche rifugiati e richiedenti asilo “non sono cattivi, li disegniamo così”.