Tu sei qui

I dolori delle mamme di Kiev

di Halyna Taratula

Il primo morto, colpito da un cecchino nella via Gruscevscogo a Kiev il 19 di gennaio, il giorno dell'Epifania secondo il calendario cristiano ortodosso, aveva 24 anni. Di origine armena, figlio di profughi dal Nagorno-Karabakh, nato in Ucraina, Sergij Nihoian, dopo la sua apparizione in facebook in cui declamava la poesia del nostro poeta dell'800, Taras Shevchenko, attuale ancor oggi, “Lottate e vincerete: Dio vi aiuta…”, è diventato il simbolo della nostra rivoluzione giovanile. Il primo morto sotto la bandiera dell'Europa Unita dopo il rifiuto dell'allora presidente Yanukovych di firmare l'accordo politico con Strasburgo.
Dopo, vittima dei cecchini è stato un giovane manifestante bielorusso, Mekhajlo Giznevskij, mentre lo scienziato ucraino di Leopoli, Jurij Verbetskyj, ferito e prelevato dall'ospedale, è stato ammazzato nel bosco alla periferia di Kiev.

 

 

Erano i primi della “Legione Celeste”, composta da uomini e donne, ragazzi e ragazze, che con la propria vita hanno votato per un futuro europeo, per il futuro democratico dell'Ucraina. Più di cento morti, colpiti da spari di cecchini, esplosioni di granate e bombe, coltelli e mazze di “tituski”, bande di criminali, usati dalle forze speciali della milizia e militari russi, chiamati dall'ex presidente Yanukovych per seminare il terrore fra la popolazione civile, aggredendo chiunque: giovane o anziano, donna o uomo.

 

Più di cento morti in pochi giorni e quanti feriti da proiettili, mazze, pugni! Quanti non sono ancora stati trovati che risultano come scomparsi, quanti non sono ancora stati riconosciuti in mezzo a cadaveri sfigurati, bruciati, quanti sono stati buttati nelle gelide acque del Dniepr? Chi può rispondere? Chi può guarire il dolore delle loro famiglie: i figli, che senza una guerra annunciata sono diventati orfani di guerra, le mogli, diventate vedove quando speravano di avere una vita più felice, le mamme… Mamme.

 

Ancora prima del nero giorno del 21 febbraio, quando da via Instytutska facevano la loro sanguinosa orgia i cecchini a Kiev, da Leopoli e dopo da altre città della Galizia, venivano le madri sperando di prevenire il peggio. Ogni giorno con autobus o treni, unite in gruppi da 30 a 50 persone, arrivavano sulla piazza Maidan che dai primi giorni della rivoluzione ucraina chiamano Euromaidan, dove si univano con le donne della capitale e delle città vicine, da sud e dal nord dell’ Ucraina. Venivano con le loro preghiere, con parole di amore materno. Solo chi aveva paura di perdere il potere, non voleva sentire. E come risultato: morti da tutte le parti.

 

L'Ucraina oggi è in guerra. L'Armata russa ha occupato la nostra penisola nel mar Nero, la Crimea e l'ha già proclamata come sua. È guerra, che semina dolore, sofferenze e morte. Ogni giorno cresce la “Legione Celeste”, ogni giorno aumentano gli orfani, ogni giorno piangono e pregano le mamme, sperando che almeno lassù le loro voci siano udite e loro lacrime non cadano nella sabbia.